6.04.2006

L'infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare

Giacomo Leopardi

2 Commenti:

Blogger gugl ha detto...

ove il cor per poco non si spaura: è perché l'infinito spaziale ha sembianze cimiteriali, e non c'è presenza viva.

Tu sei nel fruscio delle foglie, e nel canto di lei:-)

6/04/2006 08:31:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

e tu novello leopardi ascolti l'infinito

6/04/2006 09:21:00 PM  

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