Stelle
Non sono le parole
a fare paura
loro sono sole
e piangono strette
la notte di terrore
in balia di uomini cattivi
ladri di bambini
crudeli ed assassini
masticate a forza in bocche
dalle labbra grosse e sporche
come fossero caramelle
di liquirizia pura
Parole ancora sono quelle
che duttili betulle
si piegano al pensiero
come lazo come burro
che le amo e le accarezzo
che stazionano nel fondo
poi risalgono in diapason
di brividi la pelle
dal cuore sopra il colle
d’un tratto così belle
si scagliano nel cielo
e sono stelle.
Marombra
a fare paura
loro sono sole
e piangono strette
la notte di terrore
in balia di uomini cattivi
ladri di bambini
crudeli ed assassini
masticate a forza in bocche
dalle labbra grosse e sporche
come fossero caramelle
di liquirizia pura
Parole ancora sono quelle
che duttili betulle
si piegano al pensiero
come lazo come burro
che le amo e le accarezzo
che stazionano nel fondo
poi risalgono in diapason
di brividi la pelle
dal cuore sopra il colle
d’un tratto così belle
si scagliano nel cielo
e sono stelle.
Marombra
3 Commenti:
il testo è nato da una conversazione relativa a parole e paura in coda ai commenti del post su iole toini in oboesommerso - progetto lettura
ciao Ali. mi sono andata a rileggere in parte i post che citi per trovare un filo.
la paura delle parole, no, non puoi averne, un poeta, uno scrittore, non si può permettere di averne.
E non la colgo in te.
C’è solo a volte un diverso approccio con loro, un utilizzo dissimile
che non pregiudica però mai il loro significato, quello a cui tende l’autore.
Ovvero, come avevi tu bene dimostrato in un’altra tua poesia: ‘sentimental’,
il senso della stessa era ben raggiunto attraverso un sottile rimando di assonanze e metafore.
Il calcare a volte certi tempi che implicano l’utilizzo di alcuni vocaboli, può essere una necessità,
un mezzo indispensabile per sondare se stessi.
Ciao e grazie del passaggio da me :)
iole
Grazie iole del lungo commento speso, anche del tempo che hai dedicato a seguire il filo...le parole sono spesso solo il mezzo tra chi dice/scrive e chi ascolta/legge; lo scrittore, più di altri e d'altre cose, fa delle parole il proprio oggetto di studio, di vita, d'amore.
Le stesse parole usate da chi ne fa mezzo, tra gli altri, per commettere infamie. Le parole allora sono specchio dell'intenzione e strumento di realizzazione dell'azione.
Anche se nessuno ha commentato in proposito ritengo di dover fare un piccolissima modifica in testa alla seconda strofa
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