7.15.2006

Luna d'amore

O divina creatura, quante volte
ho appannato la tua cristallina
pace dorata svelandoti
il segreto del vivere e il dolore.

Oh, perdona e dimentica!
tu pensami nube che passa sulla luna piena,
e torna a splendere, mia dolce luce,
nella tua ferma bellezza, serena.

Holderlin

11 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Quando capirai
che coltivare ghirlande
è scienza occulta
allora i vivai
saranno solerti.
È vano cantilenare
su versi calibrati
rapsodie
che detergono passioni
racchiuse dentro dorate bacheche.
È là invece, che ti voglio applaudire
cantatrice dalla chioma fluente,

dove il sole è stanco
di illuminare
i consueti travagli
che da secoli dardeggiano
su pagine rapite.
Se avrai forte soffio
smuoverai le antiche pietre
minate da smarriti sentimenti.
Ma grida!
La barbarie non si espelle
al fioco lume.
Dietro suoni che incantano
scoprirai
che mani di rabbia
estorcono anime.
Grida
e impreca
e scuoti le paratie innalzate dagli dei
perché tutto fosse occultato
agli sguardi ignari.
Grida, dunque!
Grida
che il sole è vero
ma che anche la vita
è vera.

GINO BENEDETTI

7/16/2006 07:33:00 AM  
Blogger alivento ha detto...

Hai risposto alla bella poesia di Holderiln (che, come sai già, sento molto vicina al mio modo di pensare) con un'altra e bella poesia.

Ma gridare Artur è un'altra cosa, fa male prima di tutto a chi grida.

7/16/2006 03:25:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ma con quello che capita intorno a noi bisogna gridare.

Gia Somma in una sua poesia ci metteva in guardia dalle parole al vento ma la sua ricetta era una sorta di resa alle storture del mondo.
Nel suo chiedersi se fosse più logico ritirarsi al riparo dell'umano credere abbandonando la volontà di opporsi alle ingiustizie c'è la convinzione che si è inermi rispetto alla "normalità" che è indice di "ignoranza".
La Poesia come ogni altra espressione sentimentale non è crogiolarsi nel verso ma caricare di significato il verso e in ogni stilla di essa deve esserci una espressività etica nei confronti del nulla che avanza.


Signore scansaci

Il ventre della terra
ha fuochi accesi
che bruciano le ali d'un gabbiano
nell'indifferenza quotidiana
dei silenzi
nasce il desiderio
di cambiare il mondo
coi sognanti programmi
d'infinito
Signore scansaci
dai falsi miti
dai colossi d'argilla
dai presagi barattati
dagli alberi
di mele marce
dai Giuda e dai Pilato
dall'odio delle razze
Signore scansaci
da chi ci chiama fratello
nella sala d'attesa del patibolo
per consegnarci al boia
senza uno scrupolo
è meglio che restiamo figli unici
incatenati nella solitudine
nutrendo nel profondo delle anime
l'immenso seme dell'umano credere
Signore scansaci
da quest'incendio
di parole al vento.

Luciano Somma

7/16/2006 03:54:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

Artur, ti confesso che questo è un caso in cui rivedico il diritto del lettore di poesia di sentire la poesia a pelle, e, sebbene questa sia tra le più belle, non è detto che altre dello stesso autore incontrino il mio gusto e favore.

Se poi tra le righe volessi invitarmi a una poesia più viscerale, potente e incisiva, saprai pure che ne ho scritte di questo genere (violente invettive contro l'ipocrisia, la sete di potere l'ingiustizia, la falsità) e le ho pure debitamente archiviate.
Su questo blog e per ora sto cercando altre strade, forme espressive, ispirazioni, non escludo che questo mi stia portando a impallidire ad assottigliarmi fin quasi a sparire sullo sfondo bianco su bianco...ma tant'è, se questo deve essere, questo sarà.

7/16/2006 10:14:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Quando parlo di grida io non mi riferisco alla poesia denuncia.
O quanto meno non solo ad essa.
Quando ci si esprime mostrando tutta la sensibilità di cui si è capaci e non si parla di astratto di un argomento ma si è davvero coinvolti da esso non ci si può limitare a sussurrare.

Del resto anche un sussurro in un profondo silenzio è un grido.

Se si ama, si odia, si è davvero pervasi da una ondata sentimentale che ci coinvolge e ci agita nel profondo, non possiamo non mostrare il nostro coinvolgimento.

E questo non lo possiamo mostrare dichiarandolo semplicemente.

Lo dobbiamo urlare, lo dobbiamo sostenere, lo dobbiamo divulgare.

Anche se lo sussurriamo a noi stessi o ad un nostro interlocutore è comunque un grido di liberazione, è una affermazione a noi stessi che siamo vivi e che proprio per questo abbiamo l'obbligo di renderne partecipi gli altri.

----------------

Ho amato sempre
i pazzi, i diseredati, i beoni, i perdenti,
e tutti quelli che s'alzano al mattino
assaliti con violenza dall'enigma della vita.

Li ho trovati
ubriachi di amore malsano
e di follia balbuziente
nei bar malconci, negli ospedali, nelle prigioni.

Dal basso più putrido della loro vita
scoppiavano a tratti
con folgori di meravigliosa intelligenza.

Ho amato
gli occhi pesti e annacquati di artisti geniali,
ostinatamente dediti alla loro morte,
in corsa allegra e feroce verso la fossa.

Eccola, la mia gente,
esuli teneri e pazzi,
artisti sconosciuti,
sconfitti dalla coscienza diamantina d'esistere,
dall'ebbrezza bruciante che consuma la carne,
schivi, dannati, satirici, tristi, carnevaleschi.

Molti se ne sono andati
nel paese delle lunghe ombre,
ma li sento ancora,
questi delusi cercatori d'imprendibile oro:
son seduti al mio davanzale,
col bicchiere in mano,
ridono piano,
e mi parlan d'amore.
(Alessandra Crabbia)

----------------------

Sfidai
gli spiriti malvagi della notte
per portare sul bagnasciuga della mia spiaggia
un pianoforte
sdentato
come la bocca di un vecchio

Non so se c'era pazzia o incoscienza in me
quando lanciai in aria
i miei vecchi spartiti
sperando che le note come coriandoli
cadessero restituendo la vita
a tutti quei sogni che giacevano morti
nel ventre di un Destino dispettoso
e sfrontato

Volevo irridere gli dei, sciancati
e maledetti,
ma la loro vendetta arrivò,
immancabile.
Un terremoto, immane, squassò la mia anima
Il mare ribollì
mentre il cielo si spalmava catrame sul viso
e qualcuno, con un seghetto da traforo,
ritagliava via la luna,
lasciando un buco orrendo sull'orizzonte

Il vento, tracotante, che venne dall'Est,
fece volar via, come api impazzite,
dai miei fogli, gonfi di musica,
ogni nota,
fino all'ultima.
La paura
mi spezzò le gambe
impedendomi
di correre verso la salvezza
Credevo di essere un levriero
ma ero solo un cane randagio
spaventato dal suo stesso latrare

Così con le forbici della disperazione
ho fatto a pezzi
le fotografie della mia angoscia
perché nessuno la vedesse
Ogni granello di sabbia ora
è polvere di cartone
Un altro nodo si aggiunse
al laccio che porto intorno al collo
come una collana
e che adesso mi stringe sempre di più
togliendomi il respiro
annebbiandomi la vista
perché gli incubi
sono più numerosi dei rimpianti
La mia pelle è ruvida come uno scoglio
la mia anima è dura come pietra di cava.

Non ho voluto arrendermi
e sottostare al pirata nemico
e volgare
Così ho sfidato gli dei ubriachi
per riportare la mia nave squinternata
su quella spiaggia incantata
dove i granelli di sabbia sono ancora polvere di cartone.

Lì ho gettato di nuovo la mia àncora
Lì ho piantato una bandiera dai mille colori
Dopo che il vento dell'Est invecchiò e morì
raccolsi una ad una
tutte le note perdute
e regalai loro una vita nuova
e più bella

Sul mio pianoforte malandato
c'è ora un bicchiere pieno di sogni
a tenermi compagnia
Io bevo fino ad ubriacarmi
ogni sera
mentre suono per chi spera
mentre canto per chi sogna
mentre gioisco per tutti quelli che come me
hanno smesso di correre
e si affacciano sul balcone del mondo
per guardarsi intorno,
senza fretta

(Artur)

7/16/2006 11:38:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

ieri l'ho quasi toccata

p.

7/17/2006 10:45:00 AM  
Blogger alivento ha detto...

cosa hai toccato mia piccola p.?

Artur, allora vuoi dire che vuoi nelle parole l'anima, l'afflato, l'intensità?
La poesia ispirata dalla rosa ha intensità, l'intensità di un attimo di commozione, di profondità, di abbandono ed eternità.

Quanto al resto, quando non capisco, io mi siedo e aspetto.
Avviene allora che io fiuti l'aria come un cane fermo al centro della piazza. Anche solo per capire se c'è e perchè un padrone, anche solo per sentire a naso quale sia la direzione. Ecco, tutto quello che ti sembra d'altro è solamente senso d'attesa, esercitazione, prove di canto e d'incanto, misurazione della strada e delle forze. Riflessione, silenzio e attesa.

7/17/2006 04:58:00 PM  
Blogger gugl ha detto...

mi raccomando: continua a provare, ma non sparire:-)

7/17/2006 05:42:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

bella, alivento.

7/17/2006 06:17:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

Fabio, è di Holderlin perciò è bella

perchè non dovrei sparire Stefano?

7/17/2006 10:07:00 PM  
Blogger gugl ha detto...

perché se sparisci non ti trovo più:-) (niente dichiarazioni d'amore, vero? :-)))

7/18/2006 08:11:00 AM  

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