9.05.2006

Antiqua


Ondeggiare d’ibiscus
rigoglioso a distanza
vibrare di petali al soffio
di foglie rapite d’agosto.
Attraverso il cristallo del prisma
un colore di verde e d’ oliva
il lampo l’ortica un ramarro
la pietra sul dorso metallo
la pianta screziata che frange
una luce smeraldo alchimia
di un settembre sorgente.

Metamorfosi d’acqua alla crosta
che scorre si prostra s’ingrotta
tra le guglie cobalto si spande
una landa che fluida scende
in mare e marea di pianto.
La tempia che batte la vena
la vena che ossessa si gonfia
risale ai capelli e negli occhi
dilaga l’ondata di bianco
la terra di seppia scavata
al galoppo sfrenato si sfianca.

Marombra

19 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Oh finalmente un po' di colore!
domani però allinea il testo (niente male) e l'immagine a sinistra
OK?

baci tua Ada

9/05/2006 11:04:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

tornano infine le immagini, hai la multimedialità nel sangue, non puoi sfuggire :)

9/05/2006 11:39:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

tornano infine le immagini, hai la multimedialità nel sangue, non puoi sfuggire :)

9/05/2006 11:39:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

e pensa stereonarrando :) che l'ibiscus illustrato è proprio quello da cui prende le mosse questa poesia.

Ada, si, domani litigherò ancora con blogspot.
Grazie e baci ad entrambi

9/06/2006 12:17:00 AM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ho pasticciato con il mouse ;-P
Si, appunto, sei multimediale, o, come direbbe qualcuno, sei sinestetica.

9/06/2006 01:19:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Dopo averla recitata in un contesto di autorevoli Autori mi piacerebbe sapere come la spiegheresti sia sul verso che sulla simbologia ad esso legata.
Si parlava di "Trobar Clus" e questo mi sembra un esempio di tale stile anche se non c'è arcaismo.
Ma, in definitiva, "Che vor dì?".

- Periodo di rifiuto del pensare -

Una manciata
di sentimenti
nel mio marsupio
Li proteggo
come attento canguro
Ognuno ha un numero
ma i conti non tornano
Rivolto quella sacca
e vengon fuori
fiori argentei
che toccano terra
dissolvendosi
e lasciando un fragrante odore
di serenità
(Marcella Boccia)

9/06/2006 08:32:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

Allora Artur, spiegami tu in primo luogo che vuol dire averla recitata "in un contesto di autorevoli Autori"!!!
E che hanno detto gli Autori? Ed io perchè non c'ero? ;)

Poi passo subito a spiegare. Niente trobar clus. O forse si?
Anche qui poesia in due tempi: il primo natura, l'altro pensiero, il primo riferito all'esterno, il secondo, quello della seconda strofa, all'intimo.
Durante la mia vacanza, specie in momenti di riposo, c'è stata una splendida pianta d'biscus proprio di fronte ai miei occhi, ed è proprio quella della foto, un particolare che però non rende giustizia alla sua rigogliosa bellezza. I petali dei fiori rossi infuocati e le foglie di un bellissimo verde profondo, lucidoe intenso ondeggiavano al vento e nel movimento la pianta sembra fremere d'orgoglio consapevole del suo splendore, come felice.
La prima parte della poesia è tutta descrittiva di luce e di verde, l'ortica, il ramarro, lo smeraldo sono tutti riferimenti allo splendore del verde e verde diventa il colore di settembre il mese di passaggio dall'estate, accecante, rossa, solare, ad un mese di refrigerio nascente, autunnale.
La seconda parte è ciò che spesso per me segue mentalmente la fase d'osservazione della natura, della bellezza, del senso di soddidfazione e impulso di rendere grazia che ne deriva, cioè la deviazione del filo dei pensieri. La scena splendida, verde, serena si trasforma e diventa dolore, ricordo, tristezza. La seconda strofa esprime l'introflessione, il pensare,la commozione.
"una landa che fluida scende
in mare e marea di pianto.
La tempia che batte la vena
la vena che ossessa si gonfia"
e infine il senso di stanchezza che per troppo sprofondare nel bianco o nel buio sopraggiunge:
"la terra di seppia scavata
al galoppo sfrenato si sfianca"

Artur, ma se continui così finirai per farmi credere d'essere davvero poetessa, senza allori però, solo ibiscus. :)

Mi piacerebbe sapere: ma le poesie, una volta spiegate sembrano più belle, più brutte, stupide, noiose, scontate, chiare, o cosa?

9/06/2006 09:19:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

mah, io dico che è meglio non spiegarle è come se volteggiassero nell'aria, una volta spiegate diventano di piombo.

9/06/2006 09:21:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

e la formattazione dell'immagine e del testo com'è? va bene?

9/06/2006 09:34:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Dopo averla recitata tu, non io.
E' un'azione figurativa.

Il template si è stabilizzato.

"Rocce scoscese piombano verso il mare
che se la ride bianco di spuma
natura cangiante nell'andirivieni
fra antenati e nipoti di specie diverse
eppure simili per diritto di primogenitura
il verde screziato di muschi e licheni
accompagna il giallo ed il blu
di fiori che hanno fatto scalpore
quando decisero di colonizzare la roccia primeva.
Vulcani hanno eruttato ed innalzato montagne
la pioggia ha dilavato la roccia
e il vento ha sparso la vita dove non c'era.
Eterno corso e ricorso che mai si è spezzato".

9/06/2006 11:32:00 PM  
Blogger gugl ha detto...

meglio non spiegarle troppo. immagina se leopardi spiegasse l'infinito, dicendo che aveva maldigerito una peperonata, che gli dava stimoli intestinali e allucinazioni ,come quelle, appunto, presenti nella poesia. Anche se vero, che schifezza!!!

9/07/2006 04:33:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

:-)

Me lo immagino il Leopardi:

O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, nè cangia stile
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!

9/07/2006 05:45:00 PM  
Blogger gugl ha detto...

se l'affanno dura, era di sicuro la peperonata:-)

9/07/2006 05:59:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

E' vero Stefano, meglio non spiegarle troppo.

Sono una poetessa senza uditorio, Artur.

Sono stanca stasera e non riesco ad articolare risposte coerenti, spiritose, interessanti però Vi ringrazio dei Vostri commenti, davvero affettuosamente.

9/07/2006 08:26:00 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Mi dispiace, Alivento, che tu ti senta "senza uditorio". Io, se non disturbo,
da oggi vorrei far parte del tuo pubblico di lettori. La tua poesia mi ha molto interessato. Approfondirò
la conoscenza con i tuoi testi. E, se ti va, ti farò sapere che emozioni mi hanno dato.

Per ora, ti saluto, con sincera
(non formale) cordialità.
francesco (de girolamo)

9/08/2006 01:27:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

Gentile Francesco, per quanto possa ampliarsi il mio pubblico di lettori, io resterei comunque una poetessa senza uditorio poichè le mie poesie non sono mai state lette in pubblico, ma non è una lamentela nè desidero che cambino le cose, è solo una constatazione di fatto.
A parte ciò è un piacere ed un onore che tu ti trattenga qui tra i miei testi.
Ho letto qualcuna delle tue poesie sul blog di fabry, trovandole vicine al mio gusto e sensibilità.
Ricambio i graditi saluti.

9/08/2006 03:57:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

Lo sai Rita che certe volte si ha solo bisogno di sentirselo dire... così semplicemente, impulsivamente.
Grazie :)

9/08/2006 05:47:00 PM  
Blogger gugl ha detto...

sì, sei stanca. ma guarda che a noi piaci lo stesso:-)

9/08/2006 06:01:00 PM  
Blogger alivento ha detto...

altrettanto Stefano, altrettanto tu/voi :)

9/08/2006 09:32:00 PM  

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