Buffo
Buffo il tempo circolare
come moneta
lava gli occhi e poi a secchiate
trapassa perpendicolarmente
il cuore
dritta lancia
pioggia fredda
dardo freccia
plastica bruciata che s’arriccia.
Dopo anni il punto
è sempre lì
in punta di risposta
lingua mal riposta
in pugno schiaffo
e dura legge
se la legge è nulla ostaa deglutire.Chi sei tu ora chiedo?
Nessuno Ulisse
giorno notte luce vita
vista della mia pupilla uccisa
Chi sei tu ti dico?
La ferita in carne morta
l’incisione in contro pelo
lutto feto
l’olezzo di mistero
la malaria tradotta in febbre
gialla
i confini prigionieri della cella
la briglia di penombrada leccare.Marombra
Colata
Era bassa la coda all’orizzonte
non parlava che d’altro
anche quando a pizzichi proni
diceva di brocca e di calza
diceva d’annata
allora lo squarcio si apriva
a poco a poco
grondava millimetri e gocce
di ghiaccio ghiacciolo vescica
allora s’aprivano i cieli
sorvolava la colomba schiva
come spirito santo
come santa ragione seppellita
che chiude la bocca
che respira che osserva
tacendo soltanto
coi grandi occhiMarombra
Scucio
Scucio
dunque rado al suolo
ogni ragione
la transumanza se vuoi
e un’opinione
relativamente generale
sega orbitante sega circolare
sezionare a grandi linee
il rischio del datore di lavoro
responsabile in croce testa
della sicurezza
il giogo asino morso cavezza
il principato onnipresente dei padroni
divincolarsi dai diritti umani
dal fischio fisico
dalle tartarughe
riti propizi purificatori
l’aggregazione di blog e
di bottoni l’avvilupparsi
insettivoro del nulla
lo sfascio mantecato
dei pitoniMarombra
In finito
L’infinito è così tanta parte di me
delle mie ascelle
l’infinito che a grandi cose chiama
è l’universo intero in pugno
un bagno rospo stagno
che alle mie spalle trama
nell’ombra invisibile poi trema
che ricama a punto croce
un bizzoso giorno un ruolo
un salto in altro in alto
triplo carpiato rovesciato
un trono un tuono
il trampolino di lancio un terremoto
il temporale acidulo
di stagione.Marombra
Ora
Ma tu chi sei ?
Mia moglie forseo madre o sorella?
Di tanta brama è così poca cosa
il resto che è rimasto
l’anelito di viverelo scampolo perdono
di così tanta famel’ossessione
lume che oltrepassa la ragione. In fondo poco importa
che al fondo del barile sia sepolto il sole.
Adesso dici sazio il polso
il ritmo sinusale la pressione
lo sterno che esposto viene fuori
la magrezza di pomeriggi astratti
spesi al computer originale
la tromba delle scale
un ascensore.Marombra
Idro
Penso che ogni tanto la parola
perda i sensi
si sfinisca di suonare
il proprio oscuro suono
svenga di vergogna
o d’abbandono
penso che inciampi
e cada al suolo
e i piedi sopra a pestarla
passando e ripassando
come ferro stoffa stiro
come gomme gonfie nere
il gatto morto sulla strada
fino a quando sia corteccia
carcassa buco piatta
colla dura sull’asfalto
si disfaccia e poi si faccia
polvere dispersa
nell’aria in terra e vento
atomo d'idrogeno
nell'acqua.Marombra
Liber
Leggimi ti prego
tanta fatica ho posto
nelle righe mie
leggimi
che nella tua attenzione
troverò un senso
alla ragione
ed al rito ciclico di vivere
e vivere mi sembrerà
più naturale.
Di occhio in occhio guarda
quel che ho scritto
farina del mio sacco
di parole vecchie nuove
vene cave vuote
orbite svuotate
sangue occhiaie dita
a battere la strada
la tastiera la mia vita.
Comprami la copertina
ha il fondo opaco blu
le lettere maiuscole
in rilevo tinta unita
sullo sfondo sparpagliate
lucide sul piano
alla vista rese rade
e raffinate.
Eppure in carattere dorato
c’è il titolo grassetto
tahoma passo sette
non mi sembra di conoscerti
e davvero mai t’ho letto.
Marombra
Progetto Lettura 2
Adesso su http://oboesommerso.splinder.com/tag/jiukebox_-_g_fabbri , nell'ambito del "Progetto lettura" è presente Gianfranco Fabbri, curatore e del famoso sito di poesia La costruzione del verso, con alcune sue poesie, tratte da Stato di viglianza prossimo alla pubblicazione da Manni Editore, lette, per l'occasione, dalla limpida voce di Anila ResuliIo sono sempre presente in veste di moderatrice/intervistatrice, mi farebbe sempre piacere che partecipaste anche Voi
La svolta
Dell'esistenza la cecità
è cosa che di sponda scorre
e si fa d’altronde rivo resistenza
il contro e scontro buio
la bieca ottusità del resto
il conto adesso torna
è l’ora della scelta
come istanza
come mano che di colpo stringe
dito pugno che nel laccio chiude
gli occhi furbi.
T’ho visto come imbastivi il cappio
la trappola il capriolo per la buca
la trama per cadere
inchiodare il ceppo duro
la gabbia il pesce l’amo
per pescare.
Ho visto la rete i cacciatori
come fare fuori
il basso verso l’alto
quando cade ogni brandello
quando per l'appello non c'è tempo
quando tutto sembra fermo
ecco che la strada prende
la sua piega e sola muove
la nave in rotta certa
la scacchiera.Marombra
Progetto lettura 1
Su http://oboesommerso.splinder.com/tag/jiukebox__s_guglielmin, nell'ambito del "Progetto lettura", una bella iniziativa di Roberto Ceccarini e Anila Resuli, Stefano Guglielmin legge alcune sue poesie tratte dal libro "La distanza immedicata" , recentemente pubblicato da Le Voci della Luna, Sasso Marconi 2006 . Io sono presente in veste di moderatrice/intervistatrice, mi farebbe piacere che partecipaste anche Voi.
Pseud'ali
Loro hanno ali e volano uniti
corronosenza che io li possa fermare
guardare negli occhi
interrogare
dove sia il mio io
il mio cartello il mio dio
dove sia la luce il palo alto
l’alone di un lampione
il colore vivo
fermo anch’esso
da tempo sempre lo stesso.
Anche qui su e giù di rami
dovunque vada ancora adesso
uno stormo immenso di gabbiani.
Il male rigurgita di mare
ruote dentate da tutti i buchi
uncini e chiodi
i boccaporti da cementare.
Cosa possiamo aspettarci
da questo nostro essere stretti sempre più rarefatti
e vano inutile blaterare.
Libri stampati accesi
morti ammassati
dagli anni eruttati
e poi bruciati.Marombra
La vita sognata
Chi mi parla non sache io ho vissuto un'altra vita -come chi dicaunafiaba o una parabola santa.
Perchè tu erila purità mia,tu cui un'onda biancadi tristezza cadeva sul voltose ti chiamavano col labbra impure,tu cui le lacrime dolcicorrevano nel profondo degli occhise guardavano in alto -e così ti parevo più bella.
O velotu della mia giovinezza,mia veste chiara,verità svanita - o nodolucente - di tutta una vitache fu sognata - forse -
oh, per averti sognata,mia vita cara,benedico i giorni che restano - il ramo morto dei giorni che restano,che servonoper piangere te.Antonia Pozzi
25 settembre 1933
Senza cannone
Perché tornare?
girare girare
come foglia mulinello?
Cade l’architettura arcana
eppure il male non è quello
quando bocca di mare verticale
spiazza e irrompe la breccia
l’eco il silenzio la treccia
che poi di roccia in roccia
s’incrina la linea di fessura
un martello che vibra
la frattura
Il pensiero ora trema
tra le dita
s'ingolfa di sabbia la parola
riempie le sporte calamita
i timpani la scocca ed il telaio
ogni giorno un cannone
un calendario.
Vorrei solo poterti
accarezzare.
Marombra
Heracleum blog & web tools