7.31.2006

Estate

Il silenzio trascorre in lamine d’oro
che sulle labbra posano il cielo
è la tristezza il pozzo lento
del pensiero
sgocciolare dorato furtivo
come frutto d’uva o d’ulivo
pestato con forza nei tini

un colore simile al mosto
pressato da pietra angolare

nel casale di tegole e cotto.

Un vecchio attraversa la strada
muove assorto le braccia e la bocca
parla agli angeli di sguardi perduti
con le ali che gli stanno vicino.

Nella piazza del tempo le occhiaie
sono cerchi di vetro azzurrino
voci bianche argentine a coprire
l’ascolto
copricapo d’intenti in frammenti
angusti orizzonti a spezzare
un sogno repentino di gloria
la piena chiarezza del sole
nei ronzii soprassalti frinire
d’erba secca e cicale arrossire.


Marombra

7.28.2006

Sul carro

Cominciare dal basso
per non essere niente
un sentirsi di paglia

o alluminio d’argento
come carta da forno
stropicciare il silenzio
ingoiare

Definire l’aiuola
forse terra o cortile
darsi spazio vitale
per chinare la testa
sollevare le braccia
sul decorso del fiume
assecondare

Proseguire dal vuoto
senza darsi importanza
uno zero assoluto
in cammino nel vento
e piegarsi sul fianco
allargando le vene
lievitare

Deglutire saliva
e le gocce dolciastre
farne un uso frequente
per resistere in sella
uno spandere olio
scivolare sul piano
respirare


Marombra

7.26.2006

Gigli

Altre ossa attendono il varco
d’un traghettare d’incenso
avvistare barbagli di fiamma
pensieri ineffabili e alici
che solcano i mari a migliaia
dove incedono cigni regali
che piegano il collo sull’acqua
e la grazia.

Muti accordi nel canto d’ascesa
un diaframma di costole bianche
tra le vertebre vibra l’attesa
nelle onde nei tuffi la rete
sopra il muro la siepe con vista
le campanule tremule ai piedi
del cipresso di guardia
all’ingresso.

Alle porte del paradiso
un bussare improvviso
e del sogno indiviso
barlumi accecanti.
Voler remare e resistere
oltre ogni dire. M
orire
e
risorgere forte di vento
produrre spezzato stupore
nel magma vitale
pulsare turgore
sul margine vuoto
impazzire.


Marombra

7.24.2006

Gat shemanin

L'angoscia è una fiamma che si accende
con le preghiere svanite nel mattino.
dèi insondabili ne fanno, per conforto,
una morte innocente. L'implacabile
fuoco adesso è pietra, sabbia
che spegne ogni lirica cenere. Soltanto,
il pomeriggio, un muto lamento
si avverte nella casa.


Fabrizio Centofanti

http://fabryvoce.splinder.com

7.21.2006

Impoetica

Voler vagare anima preziosa
senza tempo
tra il presente e il mare
volere l’aria e l’acqua dentro
e le dita intinte nel bicchiere
a pescare le onde
senz’amo e senza canne

che non è cosa di carne
il piacere di averti
tra le cosce ténere
del ventre
a saziare l’isola dirotta
e dirompente
a spezzare di maglie e di catene
stoviglie piatti intatti isolamenti
a vibrar d’unisono diapason
del gong di zen in filo filamento
accordarsi sulle corde
e bere un movente davvero
interessante

proclamare una poetica d’intenti
ad esempio riciclare i bidoni
d’immondizia
in smalto verde brillante ecologista
e poi ancora vagar senza costrutto
tra questo tutto che deborda
morde i fianchi e tira l’alba
muove giochi dissennati
di dissesto e di giudizio
di poveri dannati e vati

libere parole siano
nel prato
siano liberi poeti e un grido
il fiato il rostro in petto
e l’uncino in cava pietra
e il dialetto
vivo
sia la lingua sola nostra
signora ed alter ego
ceppo solenne epico
d’ in finito infranto
vetro

Marombra

7.19.2006

Slegata d'acqua

L'amianto tarlo in petto
scioglieva buchi neri
nell'aria satura di fiele
finchè fosse saziata
quest'orba sete
di sale e d'animale.

Il tuono il suono
la tempesta e l'acqua
che dissesta e scroscia
poi disseta impura
la vite la pelle le ginocchia
le finestre serrate dei pensieri.

Quanto consuma il desiderio
di una carezza sola di piacere
lungo e tagliente di toccare
con mano colma e piana
la superficie diletta e levigata
di soffice gota umana.

Sul confine del muro a secco
annegano a fili asfodeli
nell'erba tenera di primavera
che ha memoria vaga appena
della pioggia liscia di ieri sera.

Da quando mio zio è morto
cadendo dalle scale
mia zia non ricorda quasi niente
eppure dolce come una bambina
sta seduta felice e sorridente.

Non mi affligge
che non mi riconosca
solo mi viene di pensare
come sarebbe bello
vivere senza ricordare.

(Frammenti di vento 6.4.2006)

7.17.2006

Insignificante

Cercare sempre e sempre altrove
altro forse dove
le parole sanno la strada
e vanno sole
a cacciarsi furiose nei pozzi
sembrano pazze megere
e capinere
ladre di gazze ora bianche ora nere
baffi di gatti color codirosso
l’orso nel fosso il gambero rosso
l’astronave volante l’ippocampo spaziale
che sorge dal fondo e si alza a levante.

Sole di luna la piuma la duna
l’onda del mondo che torna a far spuma
la sonda che affonda nel limbo del colmo
vomita il verso che al vomere striscia
l’amo l’uncino il gioco alla bisca
la donna la tresca la tasca la sacca
nel sacco la testa nell’ago la cruna
la crusca si sposta la lisca del sonno
del sono l’inganno ai riccioli il danno
l’enigma di canna di carta e di penna
catena di sassi vestito di cera
bambina di panna che alla festa
non c’era.


Marombra

7.15.2006

Luna d'amore

O divina creatura, quante volte
ho appannato la tua cristallina
pace dorata svelandoti
il segreto del vivere e il dolore.

Oh, perdona e dimentica!
tu pensami nube che passa sulla luna piena,
e torna a splendere, mia dolce luce,
nella tua ferma bellezza, serena.

Holderlin

7.11.2006

Aromi di latta

Pensare è cosa altra
dall’alba di latta
che affiora alle labbra
e alle corde una calca.

Squame aderenti e piombo
a filo di carta vetrata
curva di trasparenza

a due millimetri dalla credenza
come spigolo mobile
quadro vivo a parete
l’elegante poltrona
le foglie d’alloro il timo al limone
gli aromi penetranti
dei tuoi ammiccamenti.

Non c’è scampo allo sguardo
incollato alla via di fuga
tra le piastrelle
sopra il lavello la riga scura
di ceramica dura.
Macchie nere sui pavimenti
per le scale grigiore
filamenti e mascelle
alti piani silenzi
masticamenti.


Marombra

7.10.2006

Ora ninfea

Appassire
come olfatto retrattile
un sentore si spande
oleosa carnosa
ninfea mente odorosa.
Fiore tiepido e sfiorire

di petali
che scendono simili a gocce
o vermigli pelati le bucce.
Dove trovare
i delfini e le rocce
i tuffi l’aperto
l’immenso assoluto
il sogno divino
l’aliante che spinge
l’innalzo improvviso
nel cielo svettante e come
volare.
Come provare a vivere dentro
l’aperto e comunque restare
attaccati ad un filo che morde
allo scoglio le corde
le branchie serrate
tentacoli e spire
l’involto
di sale ondeggiare

la grazia sensuale
il male ed il bene
congiunti e l'altare

come terra alitare
mirtilli nel palmo
e spirare.


Marombra

qualora qualcuno fosse interessato al confronto, la versione originaria di questa poesia si trova qui: http://poetienon.splinder.com/post/8643564

7.06.2006

Memoria di magnolia

Non è nei denti
la forza
né al fegato
la forma di placenta
che pompa linfa ai rami
e al corpo nudo madreperla.

La porta unta
la maniglia che assottiglia
il varco dell’altrove
giorni di rovi ed ore
di chiarissimo chiarore
l’ onda che sopra
e sotto il ponte arriva
il largo tra le ciglia
come vuoto crepa
di mare meraviglia.

Il credo che
ai canoni celesti
si votino i santi ed i poeti
che di parole ormai
la fronte è piena
e larve sulla terra
infestano le orme
della lingua.


Marombra

7.04.2006

Noi

non l’ammaestramento dei folli
né dei fanciulli in fiore
bene invece il nome allo spazio
che trema e insieme
li sposa, a quel tempo
dove esilio e morte
all’infanzia volgono lo sguardo
come ad anello iniziale


Stefano Guglielmin

Come a beato confine, Book 2003

7.01.2006

Derive

Di te
le flesse punte d'iride
scolorano
con la leggera fragranza della morte.
Sul lago
d'azzurro l'ombra tinge
il rimorso di essere stata
la schiuma dell'onda, il tronco
portato a forza dalla luna.

Stefano Guglielmin

Logoshima, Firenze libri 1988

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